PREAMBOLO Con l’ascesa di Milosevic nella Repubblica Socialista Federale della Jugoslavia all’inizio degli anni ‘80 e la politica nazionalista di Belgrado, il regime di autonomia costituzionale concesso alla provincia del Kosovo nel 1974, viene drasticamente ridimensionato. Da quel momento gli Albanesi del Kosovo chiedono lo status di “Republika”. Nel 1997, l’ Esercito per la Liberazione del Kosovo (UCK), fa la sua comparsa con un movimento armato che si pone come obiettivo l’indipendenza da Belgrado. Nel tentativo di sopprimere tale movimento e le pretese indipendiste, Milosevic, con l’uso dell’Esercito e delle forze paramilitari, nel 89-99 caccia circa 1 milione di cittadini di entnia albanese dalla zona. La violenza è tale che provoca l’indignazione della comunità internazionale e che induce da prima vari paesi della NATO ad intervenire militarmente, nel marzo del ’99, sui siti militari in Serbia e in Kosovo, nel tentativo di porre fine ad un simile genocidio, e poi le Nazioni Unite a legittimare l’intervento attraverso l’adozione di una risoluzione, la 1244, che riconosce alla NATO il compito di amministrare la regione fino alla definizione di uno status definitivo del Kosovo. Cessati i combattimenti, per assicurare il mantenimento dell’ordine sul territorio, la Nato decide di lasciarvi in servizio un contingente di quasi 17000 uomini Kosovo Force (KFOR- 2600 circa era il contingente italiano), e di dislocarvi una missione civile (UNMIK), circa 2700 persone, con il compito di procedere ad una ristrutturazione/organizzazione delle strutture civili, tentando nel contempo di promuovere un riavvicinamento delle due principali etnie. Nell’ottobre del 2005, all’ex premier finlandese Marti Ahtissari l’ex Segreatrio Generale dell’ONU Kofi Annan, affida il ruolo di mediatore internazionale per i negoziati per la definizione di uno status definitivo del Kosovo. A questi viene affidato il compito di redigere un piano risolutivo, con il contributo delle parti, e di...